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FUTURE OF MOBILITY
Oltre alla tecnologia, serve cambiare mentalità
Antonio De Bellis
E-Mobility Lead Manager
ABB Italia
Antonio De Bellis, E-Mobility Lead Manager di ABB Italia e membro del Comitato Direttivo di MOTUS-E, associazione che riunisce e rappresenta il mondo della mobilità elettrica in Italia, ci spiega come e perché ABB, attraverso l’e-mobility, può supportare la crescita del sistema-paese Italia. E contribuire ad essere protagonisti del cambiamento, invece che subirlo.
ABB è leader mondiale nella mobilità elettrica. Quali sono le principali tecnologie d’avanguardia e sistemi ad alta efficienza energetica che fornisce al settore?
La risposta banale sarebbe i sistemi di ricarica, nella loro concezione di wallbox, colonnina o sistemi più complessi se andiamo su di potenza. Si va dai convertitori, che sono alla base delle colonnine e dei dispositivi di ricarica, ai sistemi intelligenti, che devono ottimizzare l’uso di energia per ricaricare i mezzi.
È una risposta che semplifica molto il quadro, perché la sostenibilità dei trasporti e in particolare l'elettrificazione si porta dietro un concetto fondamentale: non è solo una questione di mezzo elettrico e di attaccare una spina. Dobbiamo essere sempre più consapevoli anche di quello che c'è a monte sia del mezzo, che di cosa alimenta la spina stessa. In questa visione un po’ più olistica, tutte le tecnologie del portafoglio ABB tendono a dare un loro contributo al concetto di zero emission.
Come maggiori produttori di soluzioni di ricarica rapida in tutto il mondo e tra i principali investitori in e-mobility, può spiegare perché credete così fortemente che il futuro della mobilità sia elettrico?
Perché è un trend mondiale e perché, da buoni ingegneri, se guardiamo l'efficienza di un motore elettrico rispetto a un motore termico non ci sono paragoni. È come avere tanti pezzettini di Lego, che da un punto di vista tecnologico ci consentono di intraprendere passo per passo il percorso per arrivare allo zero emission.
L'elettrico ha tutta una serie di prerogative e vantaggi che ci consentono, anche laddove non abbiamo ancora la sostenibilità totale da fonti rinnovabili, di avere centrali che magari bruciano ancora combustibili fossili, ma che sono comunque più efficienti rispetto a tanti veicoli in giro che bruciano le stesse quantità di combustibile. La mobilità elettrica è una tecnologia intrinsecamente pulita.
Perché ABB ha deciso di diventare lo sponsor principale del campionato ABB Formula E?
È una specie di azzardo, un'impresa che va a scontrarsi con certi preconcetti o dubbi dal punto di vista sociale. È il desiderio di essere in prima linea e dimostrare che si può cambiare. Il cambiamento richiede un approccio non da laboratorio, non da pionieri che si inventano qualcosa e poi vediamo, ci vuole un approccio industriale. Se ci si impegna sulla mobilità elettrica, si fanno Ricerca e Sviluppo e progetti pilota, ma la cosa più importante è uscire con un prodotto industriale, quindi già testato, verificato e soprattutto in grado di uscire dalle linee di produzione per il mercato globale. Questo è fondamentale per supportare chi vuole intraprendere, siano nazioni, enti pubblici o privati, la strada dell'elettrificazione dei mezzi e dei trasporti: portandoli a fare investimenti che non rischiano di essere sprecati.
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È il desiderio di essere in prima linea e dimostrare che si può cambiare.
C’è chi afferma che l’elettrico porti l’Italia a perdere competenze, posti di lavoro e competitività. Cosa ne pensa?
Che non è così. Specialmente in Italia è un falso problema, perché abbiamo aziende e competenze riconosciute a livello internazionale. ABB è un esempio pratico: delle oltre 17.000 colonnine fast (dai 50 kW in su) installate nel mondo, molte – se non la maggior parte – sono made in Italy, in quanto prodotte nel nostro stabilimento vicino ad Arezzo, a Terranuova Bracciolini. È talmente riconosciuta la competitività del made in Italy che a luglio abbiamo deciso di investire 30 milioni di dollari in un nuovo stabilimento che sarà sempre lì in zona, a San Giovanni Valdarno, e diventerà ancor più il punto di riferimento per la mobilità elettrica a livello globale. Questo vuol dire anche avere tutta una supply chain di competenze.
Cosa rischia, il sistema-Italia, se perde il treno dell'elettrificazione? E come sta evitando ABB che questo avvenga?
Per gestire la peculiarità del mercato Italia, ABB si è fatto promotore assieme ad altre aziende di costituire un'associazione che è MOTUS-E, con lo scopo di far chiarezza sull'elettrico. Uno degli aspetti su cui ci siamo concentrati è quello della formazione, anche per quanto riguarda la creazione di un’industria dedicata a tutto tondo alla mobilità elettrica. In Italia ci sono molte competenze. Non dimentichiamo la necessità di cambiare abitudini, ad esempio nella pianificazione del viaggio. La ricarica, ad esempio, dovrebbe essere vista come possibilità di usare al meglio il tempo che essa richiede, magari solo per prendere un caffè, o lavorare, visitare un museo ecc. Ciò significa innescare la creazione di nuovi servizi che oggi forse neanche immaginiamo. Lo stesso vale per Car Sharing o Car Pooling, dato che ai giovani il possesso dell’auto non interessa più di tanto. C'è poi da considerare la questione infrastrutture, sia pubbliche che private. Può darsi che il servizio di ricarica per chi non ha il proprio garage venga erogato in modi che oggi non concepiamo. Vedo tutto ciò come opportunità per far crescere il Paese e per cercare di acquisire una leadership, sia a livello di servizi che di filiera elettrica, per essere fra gli attori che guidano il cambiamento, invece che subirlo.
ABB rende smart tutti i settori che compongono la mobilità aumentata, inoltre crea anche cultura, sensibilità e awareness sulla stessa. In che modo?
Tipicamente il nostro business è B2B, pochissimo B2C, ma già il posizionarsi come brand associandolo all’elettrificazione sotto un certo punto di vista è fare cultura, oltre che evidenziare che in Italia esistono appunto delle eccellenze che magari non sono note, ma che contribuiscono a questo cambiamento. Siamo poi presenti ad iniziative come la Giornata mondiale della mobilità, o in vari tavoli anche non particolarmente usuali per ABB, intavolando relazioni con diversi stakeholder.
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È un discorso non tanto di tecnologia, ma di cambio di mentalità
Come può la mobilità aumentata/elettrica/sostenibile contribuire a realizzare la visione del Green Deal europeo?
Il Green Deal europeo può essere visto come una specie di catalizzatore di una catena di aspetti che devono portare effettivamente ad essere green, una catena ben rappresentata dall’e-mobility. Mi riferisco anche al concetto di economia circolare, che sta cominciando a prendere forma. Non la vedo in termini assolutistici; deve essere un processo che aiuti a mettere insieme pezzi apparentemente separati. La produzione di energia non può essere dissociata dal consumo e ci deve essere una corresponsabilità su quelli che sono gli obiettivi; sia in termini di costi che di benefici. Si parla molto di vehicle to grid (V2G): lì comincia ad esserci questa corresponsabilità. Oggi forse quello che servirebbe di più è osare, e magari alleggerirsi dei balzelli burocratici che abbiamo (soprattutto in Italia, per realizzare infrastrutture è un delirio). È un discorso non tanto di tecnologia, ma di cambio di mentalità e di approccio sia con la mobilità che con l’uso di beni e servizi.