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#BGBS23
La cultura del lavoro, tra sostenibilità e libertà
Giovanna Ricuperati
Presidente di Confindustria Bergamo
Il progetto Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, nato come segno di rilancio dopo la drammatica esperienza della pandemia, si è rivelato un evento di alto profilo per indicare possibili risposte alle grandi sfide del nostro tempo. Sfide che, nelle intenzioni delle due città, vedono la cultura come elemento centrale per la formazione civile e la creazione di competenze, in un contesto caratterizzato dalla straordinaria capacità manifatturiera e dalla vocazione imprenditoriale di questo territorio.
ABB ha partecipato attivamente a questo importante progetto, anche a testimonianza dello storico legame con la provincia di Bergamo, evidenziato dalla presenza di due importanti sedi del gruppo, che rappresentano due modelli per l’intera azienda in termini di attività produttive, ricerca e attenzione alla sostenibilità. Nello specifico, ha sostenuto l’evento come partner dell’area tematica “La città che inventa”, all’interno della quale è stata inserita la mostra “Le fabbriche pensanti – Storie di Compassi d’Oro da Bergamo a Brescia”, che ha ripercorso la storia del prestigioso premio, vinto per 33 volte da aziende del territorio e dalla stessa ABB nel 1991. Ma non solo: l’azienda ha colto l’occasione di BGBS2023 per parlare al territorio con una particolare attenzione alle nuove generazioni. Ne è un esempio il workshop “Digital&Green: le frontiere delle professioni future”, così come gli eventi con Visionary e Talent Garden che puntavano a stimolare il dibattito su tecnologia e sostenibilità tra i giovani. Anche Confindustria Bergamo è stata tra i protagonisti di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, affiancando istituzioni e associazioni in questo grande evento corale. Per fare un bilancio del progetto, abbiamo intervistato Giovanna Ricuperati, Presidente di Confindustria Bergamo, prima donna a scalare il vertice dell’associazione bergamasca, che guiderà fino al 2026. Classe 1966, laurea in economia con lode all’Università di Bergamo e specializzazione ad Harvard, nell’anno di BGBS2023, Ricuperati ha sottolineato in più momenti come il “saper fare”, progettare e inventare debba essere riportato sotto i riflettori perché lavoro e cultura rappresentano due dimensioni complementari l’una dell’altra.
BGBS2023, concepito per valorizzare il patrimonio culturale, si è rivelato un importante veicolo per focalizzare l’attenzione sul territorio e sulle numerose aziende che lo popolano e lo animano. Dopo un anno di iniziative, dal suo punto di vista, qual è il bilancio sul progetto?
Nel corso di quest’anno abbiamo definito una serie di iniziative con l’obiettivo di mettere in luce soprattutto il tema della cultura d’impresa del nostro territorio, dimensione che caratterizza storicamente il distretto Bergamo-Brescia, che esprime una capacità unica nel saper fare, ma anche nel saper creare e progettare. Ci siamo messi subito al lavoro per immaginare cosa si potesse fare per coinvolgere le imprese e porre proprio la dimensione della cultura d’impresa sotto i riflettori. Le risposte delle aziende sono arrivate subito e abbiamo affrontato il tema attraverso diversi linguaggi artistici quali la fotografia, il cinema, l’arte contemporanea.
Sapendo della grande competenza e qualità produttiva e tecnologica delle aziende del nostro territorio, ma della ritrosia nel raccontarsi e nel mettersi in mostra, abbiamo utilizzato linguaggi diversi e universali per esprimere al meglio il valore del nostro ecosistema.
Tra le iniziative rivolte a questo scopo, citerei la mostra fotografica “Bergamo Brescia Cultura d’impresa. Storie di innovazione in fotografia” al Museo Sestini e la rassegna sui film d’impresa ideata dalla Camera di Commercio di Bergamo, che ha permesso di raccontare attraverso immagini, musica e parole il valore umano e tecnologico racchiuso nelle nostre aziende. Senza dimenticare il racconto de “Le fabbriche pensanti. Storie di Compassi d’Oro da Bergamo a Brescia”, che ha avuto l’intento di valorizzare il passato per rilanciare il futuro attraverso i migliori prodotti realizzati e selezionati dalle aziende di Bergamo e Brescia in tanti anni.
Pensando proprio al futuro, cosa si può fare, in concreto, per tenere accesi i riflettori sulle tematiche che hanno visto coinvolte le aziende del territorio, contribuendo al successo del progetto?
BGBS2023 ha indubbiamente portato a uno sviluppo importante di imprese creative, mi riferisco in particolare alla creazione di quell’humus culturale che ha moltiplicato la presenza di competenze intellettuali che si sono trasformate in nuove imprese, in progetti che possono andare oltre l’anno specifico della Capitale Cultura. Chi fa impresa creativa non si ferma mai: partendo da questo stimolo continuerà a proporre e a progettare. È ovvio che si è trattato di un anno speciale in termini di risorse ed è altrettanto ovvio che le risorse non sono infinite. Perciò andrà ben gestito il corretto supporto alle iniziative più interessanti. Il sistema delle imprese continuerà a fare la sua parte supportando la progettualità creativa dei territori. Così facendo si creerà un mutuo valore, un territorio sempre più evoluto in grado di far crescere le persone, favorire lo sguardo ampio e la contaminazione dei saperi.
A proposito della mostra “Le fabbriche pensanti”, come commenta il fatto che dal 1954 a oggi oltre 30 aziende del territorio bresciano e bergamasco, ABB compresa, hanno vinto il Compasso d’Oro, l’oscar del design, a conferma della innegabile vocazione manifatturiera e innovativa delle due provincie?
Da un certo punto di vista non è stata una sorpresa: siamo consapevoli di essere un territorio eccezionale in termini di capacità progettuale e di manifattura evoluta. Qui a Bergamo tipicamente le imprese realizzano componenti, sistemi o impianti che servono per la produzione di altri oggetti. In sostanza, siamo sub fornitori o per meglio dire super fornitori e questo ha condizionato il nostro modo di agire e di essere impresa perché siamo al servizio degli altri e tendiamo a non aver bisogno di emergere con la creatività, la comunicazione. Ma nei fatti, la creatività progettuale che sta anche all’interno di questa produzione per conto terzi, è unica. E lo sanno benissimo i nostri committenti internazionali, che apprezzano il nostro know-how. Facciamo fatica però a valorizzarlo e a raccontarlo. Quindi, tornando ai Compassi d’Oro, non sono stupita dai premi vinti, che rappresentano uno spaccato perfetto del nostro territorio e della nostra produzione, quanto del fatto che non si sapesse che li abbiamo vinti!
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I premi vinti, che rappresentano uno spaccato perfetto del nostro territorio e della nostra produzione
Dal suo osservatorio Confindustriale, quanto è importante la collaborazione delle imprese con il territorio, emersa per esempio nel workshop “Digital&Green: le frontiere delle professioni future”, al quale lei ha partecipato, per affrontare il tema delle competenze e per creare consapevolezza sul ruolo che i giovani potranno giocare in futuro per rispondere alle sfide della sostenibilità?
Al tema dei giovani, dell’orientamento e delle competenze, Confindustria dedica buona parte del proprio tempo e delle proprie risorse, convinti come siamo che ci sia una reale emergenza di competenze e di risorse. Dobbiamo supportare le imprese che stanno affrontando la complessa sfida delle transizioni digitali e green in risposta all’emergenza climatica, alle richieste del mercato e alla normativa. Ormai è chiaro che la sostenibilità non è, in sé, solo una competenza bensì uno stile di vita, un approccio al fare impresa che coinvolge tutti gli stakeholder: i clienti, i cittadini, i lavoratori, gli imprenditori. Penso che la sostenibilità non sia un’area dell’impresa ma un modo di essere, la direzione verso la quale tendere. La bella notizia è che i giovani sono molto attenti e sensibili a queste tematiche, ma dobbiamo far capire loro che possono trasformare questa attitudine in un mestiere e dunque specializzarsi in questa direzione. In questo quadro l’workshop è stato molto importante. Nella sostenibilità c’è bisogno di tutto, dalla tecnica alle competenze umanistiche. E avvicinare le ragazze a questa dimensione e alle materie STEM è quanto mai urgente: c’è un bacino di sensibilità e competenze che potrebbe essere molto importante valorizzare.
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Bisogna lavorare sodo affinché il sistema permetta a tutti pari opportunità (e non è solo un modo di dire)
A proposito di ragazze: lei è la prima donna alla guida di Confindustria Bergamo che non proviene dal mondo manifatturiero. Si parla molto di Diversity&Inclusion, qual è il suo punto di vista sulla presenza femminile nei ruoli apicali, nella politica e nelle aziende?
Ci sono ancora tantissime battaglie da affrontare. Non deve esserci più una società che impone alle donne scelte “condizionate”. Bisogna lavorare sodo affinché il sistema permetta a tutti pari opportunità (e non è solo un modo di dire). Bisogna partire da tematiche infrastrutturali: la battaglia più grande è quella di mettere le donne nella condizione di poter scegliere, offrendo loro tutto quello che serve affinché la scelta sia sostenibile. Creare una famiglia e poter fare carriera, non deve essere un problema della donna ma della nostra società. Solo comprendendo questo andremo nella direzione di favorire la crescita demografica, della quale abbiamo bisogno tutti. Serve un sistema sociale che permetta alle donne di esprimere le proprie competenze e allo stesso tempo alle famiglie di crescere e svilupparsi, potendo contare sulle infrastrutture: questo è un grande compito sul quale il PNNR e la politica in senso più ampio devono mettere l’attenzione. Dopodiché, abbiamo anche bisogno di liberarci da una cultura che è ancora troppo vincolata a pregiudizi che condizionano l’approccio delle donne al mondo del lavoro. A partire dalle parole, dai nomi, dagli articoli: se cominciamo a negare dai nomi l’esistenza di un femminile, è come negare il contenuto. I segni, le parole, come diceva Nanni Moretti, hanno un significato! Se non pronunciamo la parola al femminile perché “suona male”, abbiamo già perso un pezzo della battaglia.
I segni contano tanto, ma anche gli esempi: è evidente che noi donne dobbiamo fare più fatica dei maschi nel mondo del lavoro. È impegnativo ma dobbiamo fare questo sforzo anche per dimostrare alle altre donne che possiamo farcela. Quando sono stata eletta Presidente di Confindustria Bergamo l’ho interpretato come un messaggio di evoluzione del nostro territorio: chi mi ha votata ha compreso che era il momento di avere uno sguardo diverso sui temi complicati che ci circondano. Una volta raccolta questa fiducia, però, è iniziato un percorso nel quale devo dimostrare continuamente di essere all’altezza. A ripagare la “fatica” sono i complimenti delle giovani donne, quando mi dicono che sono per loro un’ispirazione e uno stimolo a lottare per sovvertire lo status quo. Solo così potremo farcela. È libertà la parola magica: libertà di scegliere e di decidere di avere tutte le possibilità davanti a sé. Dal canto mio, spero di poter fare sempre di più in questa direzione.